La Dc del 1992 ... e del 2012 forse |
Non se n’è accorto quasi nessuno,
persino i due maggiori quotidiani italiani non sembrano aver dedicato una sola
riga all’evento, ma lo scorso 17 maggio è accaduta un fatto di portata quasi
storica: in Parlamento è tornata la Dc.
Certo, è tornata ben lontana dai
numeri del 1948 (305 deputati e 148 senatori) o anche solo del 1992, le ultime
cui lo scudo crociato “storico” abbia partecipato (quell’anno conquistò 206
seggi alla Camera e 107 al Senato): attualmente può contare soltanto su un
deputato, che ovviamente non può fare gruppo a sé. Soprattutto – e qui le cose
si fanno maledettamente difficili, anche per chi è abituato a seguire le
cronache politiche – non ha nulla a che vedere con l’Udc di Casini
(ovviamente), ma nemmeno con la Democrazia cristiana (poi precisata come “per
le autonomie”) di Gianfranco Rotondi. È forse la Dc di Giuseppe Pizza, finita
qualche volta agli onori delle cronache? Nient’affatto. Allora magari è la Dc
di Angelo Sandri (sempre più difficile, visto che la conoscono davvero in
pochi)? Men che meno.
Allora, di quale Democrazia
cristiana stiamo parlando? A sentire i protagonisti della storia, proprio della
“vera” Dc, quella originale. Oddio, nemmeno questa sarebbe una novità (l’avevano
proclamato, per dire, anche Sandri e Pizza e poi ancora Sandri per le loro
formazioni), ma il segretario politico della formazione Gianni Fontana e gli
altri iscritti al partito ne sono pienamente convinti. Per loro, all’inizio del
1994, quando ha mosso i suoi primi passi il Partito popolare italiano di
Martinazzoli, nessuno ha sciolto la Democrazia cristiana e questa avrebbe
continuato a esistere, sia pure “in sonno”, dormiente”, finché qualcuno non l’ha
“risvegliata”. A chi l’arduo compito? Ma a Fontana & co., ovviamente, i
quali hanno chiesto invano di convocare il consiglio nazionale della “vecchia”
Dc all’allora presidente, Rosa Russo Jervolino e, non avendo ricevuto uno
straccio di risposta, hanno provveduto ad autoconvocarlo attraverso l’annuncio firmato
da un “campione di democristianità”, Clelio Darida, consigliere anziano di
quell’organo non più riunitosi dal 1994.
Ora questa Dc avrebbe riattivato
il percorso del tesseramento (grazie al riconfermato segretario amministrativo
Alessandro Duce) per andare a congresso in autunno, magari in ottobre; nel
frattempo, come si diceva, è tornata pure in Parlamento. A rappresentarla,
niente di meno che Giampiero Catone, classe 1956, napoletano, già capo della
segreteria di Buttiglione quando questo era ministro berlusconiano, poi direttore
responsabile della Discussione (il
quotidiano che fu settimanale storico della Dc e tuttora è legato allo stesso
Catone), nel 2006 eletto con Forza Italia mentre era dirigente della Dca di
Rotondi, nel 2008 di nuovo deputato per il Pdl. Almeno finché, con i suoi “circoli
la Discussione”, nel 2010 non decide
di convergere verso Futuro e Libertà, per poco meno di tre mesi: giusto il
tempo di non firmare la sfiducia a Berlusconi, votargli anzi la fiducia e
transitare nel gruppo misto (in buona compagnia: Moffa, Siliquini, Polidori,
per chi ha buona memoria) per poi far nascere, a gennaio 2011, il gruppo parlamentare
«Iniziativa responsabile» (quello di Scilipoti, per capirci).
Quel gruppo batte il record per
il nome più lungo, con le componenti per la prima volta indicate in modo
minuzioso: «Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari
d'Italia Domani-Pid, Movimento di Responsabilità Nazionale-Mrn, Azione
Popolare, Alleanza Di Centro-Adc, La Discussione)». Dopo l’iperattività di fine
2010, Catone si ferma e non cambia più gruppo: quando però, a fine marzo 2012, Fontana
e gli altri danno corpo al loro progetto, Catone non sa resistere e annuncia l’adesione
dei suoi circoli alla riattivata Dc: non cambia gruppo, ma sostituisce la
dicitura «la Discussione» con «Democrazia cristiana». Così, il partito che fu
di De Gasperi riesce a ritornare in Parlamento, sia pure solo come microcomponente
di un altro gruppo (gli ex democristiani, invece, non hanno mai schiodato
davvero dalle Camere). Che però “questa” Dc sia proprio “quella” Democrazia
cristiana, è tutto da vedere; ma è un’altra storia, che merita molti discorsi a
parte.
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