Alla fine si è andati oltre quello che era prevedibile. Era probabile che la Fondazione Alleanza nazionale non concedesse al Movimento per Alleanza nazionale di Francesco Storace, Adriana Poli Bortone e vari altri la possibilità di usare l'emblema tradizionale di An; la riunione di oggi dell'assemblea della fondazione, tuttavia, ha scelto di concedere l'emblema al partito Fratelli d'Italia, almeno per quanto riguarda le elezioni europee dell'anno prossimo.
Ad avanzare la richiesta, una "mozione" presentata certamente da Giorgia Meloni e da Ignazio La Russa, ma sostenuta anche da Gianni Alemanno.
La reazione di Storace, manco a dirlo, è durissima: nell'immediato affida un pensiero a Twitter ("290 voti sono un po' pochini per scippare un simbolo. E non servono nemmeno per andare in Europa. Dall'assemblea di 'An' roba senza vergogna"), poi butta giù qualche riga più ragionata per Il Giornale d'Italia. "Con il voto di nemmeno un terzo dei suoi aderenti - che sono un
migliaio e 690 avevano rinnovato l'iscrizione - l'assemblea della
fondazione An ha approvato una mozione sul simbolo. Per darlo a chi lo
ha sbeffeggiato fino ad ora, al punto di averne chiesto l'utilizzo 'in
toto o in parte'. Troppi partitini, avevamo proposto di formare uno
solo, la pretesa è stata quella di annetterli ad un unico partitino,
come se la nostra storia valesse nemmeno due punti percentuali".
Ora, posto che il simbolo di Fratelli d'Italia (azzurro nella parte superiore, preponderante, bianco in quella inferiore) è già somigliante nella struttura a quello di Alleanza nazionale, non è impossibile che la licenza di uso del contrassegno storico "in toto o in parte" si traduca alla fine nell'inserimento della sola fiamma tricolore del Msi, eventualmente anche sacrificando il nodo tricolore che appartiene pur sempre alla grafica di An (l'idea di una fiamma sotto a tre corde, in fondo, non è delle più felici in un simbolo politico); potrebbe anche darsi che venga inserito il simbolo intero all'interno del simbolo, magari nella parte bianca, anche se l'effetto grafico-cromatico sarebbe piuttosto infelice. Del tutto improbabile, invece, è che si sostituisca il simbolo tout court, o si riposizioni la dicitura "Alleanza nazionale" nella parte azzurra, lasciando inalterato il resto. La Russa, in ogni caso, spiega che "Per decidere su come usare in tutto o in parte il simbolo di Alleanza nazionale insieme a quello di Fratelli d'Italia e all'Officina per l'Italia immaginiamo un percorso di decisione con le primarie".
La rabbia di Storace, però, rimane, al punto che la decisione di oggi sembra precludere qualunque possibilità di alleanza con chi ha deciso lo "scippo". Il fatto è che la pensano in modo simile anche Maurizio Gasparri e Altero Matteoli,
che dal Pdl ora sono transitati in Forza Italia: non avevano chiesto di
utilizzare il simbolo, ma certamente non li riempiva di gioia che
qualcuno (Fdi o forse anche il Movimento per An) lo utilizzasse per
qualcosa di diverso da An. "Come previsto - notano - l'assemblea della Fondazione An ha registrato una
notevole confusione e un'evidente violazione di regole statutarie. Alla
fine, su oltre mille iscritti alla Fondazione, hanno rinnovato
l'adesione in 695. La mozione approvata ha ottenuto 290 voti, proponendo
l'uso parziale e provvisorio del simbolo An da attribuire ai Fratelli
d'Italia. Il numero degli aventi diritto che non hanno
partecipato al voto ritenendo inammissibile la mozione sull'uso del
simbolo è stato quindi superiore a 400".
La
situazione, in effetti, è piuttosto complicata. Il simbolo lo avevano
richiesto in molti: oltre a La Russa per i suoi Fratelli d'Italia, anche
Alemanno - che però, attraverso Officina per l'Italia, vorrebbe che si
facesse rivivere An, non promuovendo un semplice "risveglio" del simbolo
- e, ovviamente, il Movimento per An che cerca a sua volta di rimettere
insieme vari pezzi che sono riconducibili in qualche modo ad Alleanza
nazionale.
L'operazione
di Storace & co. politicamente era la più interessante, sia perché
rimetteva in gioco ciò che restava dei finiani, sia soprattutto perché in
un primo momento doveva comprendere anche il Movimento sociale Fiamma
tricolore, che come soggetto non aveva mai fatto parte di An (anche se qualche militante è passato dopo con Pino Rauti e Luca Romagnoli); dopo la
discussione in comitato centrale (che sostanzialmente ha detto no al
progetto) e le voci insistenti di una scissione solo da ratificare, magari all'inizio della prossima settimana, è
possibile che solo una parte della Fiamma aderisca al progetto. Progetto
che, però, sembra non potersi più fregiare del simbolo che vuole
riutilizzare, come appare chiaro dall'atto costitutivo.
Certamente
la composizione complessa della fondazione An non aiuta. Coesistono ex
parlamentari (in particolare Donato Lamorte ed Egidio Digilio, in
Fli-MAn), ex Pdl ora forzisti (Gasparri e Matteoli), ex Pdl ora
alfaniani (su tutti Andrea Augello) ed ex Pdl ora in Fdi, come appunto
La Russa e la Meloni. Si tratta, insomma, di componenti con idee e
progetti molto diversi tra loro, a quanto pare difficilmente
conciliabili.
A leggere nell'articolo 12 dello Statuto della Fondazione - visto che lo chiamano in causa Gasparri e Matteoli - si legge al comma 6 che "L’approvazione delle mozioni [...] hanno (sic) luogo con la maggioranza dei presenti". E' vero, insomma, che la decisione è stata presa "da meno di un terzo degli aderenti alla fondazione", come notano i due senatori ora in Forza Italia (la quota però sfiora il 42% se si considerano coloro che hanno effettivamente rinnovato l'adesione), ma il conto dev'essere fatto non sugli aventi diritto, bensì su chi era presente effettivamente alla riunione. Non è dato sapere quanti fossero, gli stessi Gasparri e Matteoli parlano di "caos che ha caratterizzato vari momenti dei lavori"; certo, se tutti i 695 fossero stati presenti, avrebbero ragione loro, ma allora non si sarebbe nemmeno parlato di approvazione.
E' probabile, dunque, che sulla mozione si sia formata una maggioranza semplice, relativa; da statuto, però, questo è sufficiente e probabilmente Gasparri e Matteoli devono mettersi il cuore in pace. Resta certamente il dato politico di una larga fetta di ex An che non condivide (o, per lo meno, non dice espressamente di condividere) l'uso che potrebbe fare del simbolo Fratelli d'Italia. Difficile credere che Storace o altri vorranno aderire alla proposta di La Russa ("Hanno una settimana di tempo per riflettere e valutare se aderire ad un percorso costituente da inquadrare in una segreteria generale del congresso che si dovrebbe tenere a inizio 2014"): potranno intentare una battaglia legale, ma senza grandi prospettive di successo. Meglio, a questo punto, continuare la strada insieme, iniziando seriamente a pensare a un simbolo condiviso. Anche se non avrà il peso della vecchia An.
P.S. Le ultime indiscrezioni vogliono come più probabile una soluzione intermedia, che non usi la fiamma ma soltanto il nome, posizionato al posto di "Centrodestra nazionale" (che era stata la prima formazione a nascere, anche grazie al simbolo di Massimo Corsaro). Ci sarebbe dunque un'Alleanza nazionale, cui si aggiungerebbe il nome "Popolare", che ad Alemanno sembra essere piaciuto molto da tempo, a giudicare dai tentativi di nominare i suoi soggetti politici. Si otterrebbe così un doppio risultato: recuperare il vecchio nome (senza perdere quello in uso da meno di un anno) e impedire ad altri l'uso della fiamma o di altri elementi. Se sarà questa la soluzione definitiva, è presto per dirlo, magari passerà dalle primarie. Al momento, però, si tratta di un microritorno al passato, sia pure molto annacquato. Ma, per annacquato che sia, per Storace sarà sempre indigesto.
P.S. Le ultime indiscrezioni vogliono come più probabile una soluzione intermedia, che non usi la fiamma ma soltanto il nome, posizionato al posto di "Centrodestra nazionale" (che era stata la prima formazione a nascere, anche grazie al simbolo di Massimo Corsaro). Ci sarebbe dunque un'Alleanza nazionale, cui si aggiungerebbe il nome "Popolare", che ad Alemanno sembra essere piaciuto molto da tempo, a giudicare dai tentativi di nominare i suoi soggetti politici. Si otterrebbe così un doppio risultato: recuperare il vecchio nome (senza perdere quello in uso da meno di un anno) e impedire ad altri l'uso della fiamma o di altri elementi. Se sarà questa la soluzione definitiva, è presto per dirlo, magari passerà dalle primarie. Al momento, però, si tratta di un microritorno al passato, sia pure molto annacquato. Ma, per annacquato che sia, per Storace sarà sempre indigesto.
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