venerdì 1 agosto 2014

Cdu, nuovo simbolo ad ali spiegate

Lo aveva dichiarato proprio al sottoscritto, quando era stato intervistato per Termometro Politico: "Se lo scudo crociato dovesse bloccarci l’attività e l’impegno, lo scudo se ne va. Non sono semplicemente disponibile a impegnarmi in controversie giudiziarie, punto e basta". Proprio per evitare nuove scaramucce in tribunale o prima delle elezioni, Mario Tassone e gli altri dirigenti del risvegliato Cdu hanno deciso di rinunciare (non senza dispiacere) allo scudo crociato. 
Tassone, che del partito era stato il presidente del Consiglio nazionale fino alla sospensione dell'attività politica con la confluenza nell'Udc, aveva espresso con chiarezza il suo proposito fin dal 1° luglio, quando sulla sua pagina Facebook aveva invitato iscritti e simpatizzanti a votare sul sito del partito (www.cdu-italia.it, terribilmente simile a quello del suo partito di provenienza, www.udc-italia.it) per individuare il nuovo simbolo: "Tale scelta si rende necessaria per evitare, ad ogni tornata lettorale, contenziosi con altre formazioni poltiche che si ritengono i "legittimi proprietari" dello scudo crociato e per non rischiare la ricusazione dello stesso, come è avvenuto per le elezioni europee". 
Quella ricusazione, per prevedibile che fosse - ne avevamo già parlato qui - non era andata giù allo stesso Tassone, a Francesco Pilieci (che lo aveva depositato, anche se lo scudo era stato improbabilmente stiracchiato e dotato di un'ombra tricolore non troppo efficace, sperando forse che i nuovi dettagli bastassero a evitare la bocciatura) e alla direzione nazionale dei Cristiani democratici uniti appena ricostituita. Non a caso, per Tassone la bocciatura era fondata su "motivazioni inaccettabili, che si riferiscono a una possibilità di confondere questo simbolo con quello dell'Udc", mentre il contrassegno depositato era "graficamente diverso, pur richiamando quello originale dello scudo crociato": non era mancata l'occasione di infilzare gli ex compagni dell'Udc, "colpevoli" di avere tradito lo spirito autonomo delle origini del partito, "senza confusione e senza nessuna umiliante soggezione verso un altro leader", cioè Alfano. 
Alla fine, tuttavia, il boccone amaro era stato ingollato senza fare ricorsi (del resto non ci sarebbero stati i numeri per presentare la lista, per cui le elezioni europee erano state giusto l'occasione per ricordare al mondo la propria esistenza): il simbolo sostitutivo aveva fatto sparire lo scudo crociato deformato, giocava esclusivamente sulla sigla, identica al partito dei democratici cristiani tedeschi, di cui era stato ripreso anche il lettering. Il colore del fondo era blu (insolito per la Germania, non certo per il nostro paese) con il già visto semicerchio stellato, era rimasta una striscetta tricolore, ma la sigla CDU in rosso continuava a spiccare.
27 giugno, Consiglio nazionale Cdu
(dal profilo Twitter di Maurizio Eufemi)
L'emblema, ovviamente, restò sulle bacheche del Viminale senza finire sulle schede, ma quell'idea grafica doveva essere piaciuta a più di qualcuno: nella rosa dei contrassegni sottoposti al voto di iscritti e simpatizzanti, tutti avevano la stessa presenza della sigla, scritta giusto con una font più panciuta per farla risaltare meglio. A ben guardare, era l'unica vera costante, pur abbandonando il colore rosso: quasi sempre l'acronimo risultava bianco o (per esigenze di "fondo") blu, ma a cambiare era il contesto grafico. A volte c'era una croce rossa, su tutto il cerchio o solo sulla parte inferiore (un po' come la croce di san Giorgio della Lombardia), a volte la sigla era nel mezzo di un tricolore; in qualche caso ricompariva anche lo scudo crociato, in versione tradizionale o stilizzata e timidamente 3D.
Alla fine, tuttavia, lo scudo è stato messo da parte e il nuovo simbolo, frutto della consultazione, è stato presentato il 29 luglio in occasione del nuovo Consiglio nazionale del Cdu. Niente croce, con o senza scudo: a dominare è la sigla panciuta bianca, che risalta sul fondo blu color carta da zucchero; appena sopra, tra l'altro, si legge che questo è il "nuovo Cdu", anche se giuridicamente l'associazione è la stessa (probabilmente si sono volute evitare contestazioni di qualunque tipo). Il filetto tricolore, con un piccolo gomito, si è spostato verso l'alto, appena sotto il disegno di una colomba ad ali spiegate: "È un simbolo – spiega Maurizio Eufemi, già senatore per due legislature – di moderazione, di politica non gridata di confronto sereno, pacato". Se poi quel partito spiegherà le ali con la colomba, è presto per dirlo: certamente, in questo modo non rischia di aprirsi un nuovo capitolo di scontri in carta bollata tra antichi e nuovi compagni di scudo (crociato, ovviamente).

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