Che poi uno se lo potrebbe anche chiedere: che fine hanno fatto i Popolari liberali di Carlo Giovanardi? Per lui è facile la risposta – ultimamente ha cercato di fare il sindaco di Modena, senza esagerata fortuna – ma che ne è del partito nato a febbraio del 2008 dalla corrente omonima dell'Udc, con il chiaro intento di rimanere nel centrodestra (a differenza di Casini e soci) per poi approdare nel Pdl, cose puntualmente accadute?
In effetti, a spulciare in rete, il sito www.popolariliberali.it c'è ancora, anche se sembra piuttosto fermo, per lo meno al 2010; il simbolo campeggia ancora nella pagina web del senatore Giovanardi, c'è addirittura l'invito ad aderire al gruppo, ma il link rimanda direttamente alle adesioni al Pdl. Questo nonostante la nuova casa politica di Giovanardi sia il Nuovo centrodestra, di cui – a dare retta a Wikipedia – i Popolari liberali sarebbero diventati una corrente o, per lo meno, un elemento di apporto politico. Tutta questa esposizione, tuttavia, il simbolo non ce l'ha e, a spulciare un po' in giro, si scopre qualcosa di interessante: quel nome, infatti, a qualcuno non era proprio andato giù.
Sì, perché in quel di Roma esistevano già i Liberal Popolari ed erano nati da un pezzo, esattamente il 10 novembre 1995. Confondere i due segni, dal punto di vista della grafica, è difficile. L'emblema dell'associazione guidata da Alfio Pulvirenti è così descritto: "In un cerchio esterno di colore blu viene riportata la scritta, in negativo, 'Liberal Popolari'. Un cerchio lo separa da un tondo blu nel cui interno vengono raffigurati due delfini contrapposti, uno di colore rosso e bianco ed uno di colore verde e bianco; sullo sfondo degli stessi compaiono in forma circolare sette stelle". Tutt'altra cosa, evidentemente, rispetto al cerchio carta da zucchero con filetto tricolore centrale di Giovanardi. Le parole del nome, però, erano praticamente identiche: cambiava l'ordine e c'era una "e" di differenza, ma secondo Pulvirenti non era sufficiente a scongiurare il rischio di confusione o di associazione tra i due gruppi (e in effetti qualche giornale più di una volta ci è cascato).
La questione inevitabilmente è finita davanti al tribunale di Roma e il partito di Giovanardi – stando all'ordinanza del 23 dicembre 2010 – ha avuto la peggio. Il giudice infatti ha riconosciuto, oltre alla quasi identità dei nomi, che "gli scopi associativi sono analoghi, concernendo entrambi la promozione del dibattito nella cittadinanza in materia politico economica nel’area moderata, a cui storicamente si iscrive la cultura popolar-liberale, e il cittadino che culturalmente e politicamente si riconosce in tale area". Il conflitto tra i due nomi, dunque, era del tutto plausibile e, almeno per quanto riguardava i nomi, doveva concludersi con la vittoria di Pulvirenti. Da una parte la sua associazione è nata almeno dieci anni prima del gruppo di Giovanardi e ha sempre fatto uso del suo nome; dall'altra, è vero che a luglio del 2008 era stato depositato presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi l'emblema dei Popolari liberali (registrato quasi due anni dopo, evidentemente senza che il Viminale in quel caso si sia opposto), ma il logo dei Liberal Popolari era stato depositato presso l'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno già a dicembre del 2007 e un anno dopo era arrivata la registrazione come marchio comunitario.
Giovanardi e soci, insomma, erano comunque arrivati tardi, per cui la giudice Gabriella Muscolo aveva inibito loro in via cautelare l'uso del nome "Popolari Liberali". Non sembra che l'etichetta sia stata abbandonata del tutto – del resto non è nemmeno noto se la vicenda processuale sia andata avanti – ma di certo tra i motivi della parziale sparizione dell'ennesimo simbolo a cromia nazionale allargata (il tricolore e l'azzurro/blu) potrebbe esserci anche questo piccolo e poco conosciuto inciampo legale.
In effetti, a spulciare in rete, il sito www.popolariliberali.it c'è ancora, anche se sembra piuttosto fermo, per lo meno al 2010; il simbolo campeggia ancora nella pagina web del senatore Giovanardi, c'è addirittura l'invito ad aderire al gruppo, ma il link rimanda direttamente alle adesioni al Pdl. Questo nonostante la nuova casa politica di Giovanardi sia il Nuovo centrodestra, di cui – a dare retta a Wikipedia – i Popolari liberali sarebbero diventati una corrente o, per lo meno, un elemento di apporto politico. Tutta questa esposizione, tuttavia, il simbolo non ce l'ha e, a spulciare un po' in giro, si scopre qualcosa di interessante: quel nome, infatti, a qualcuno non era proprio andato giù.
Sì, perché in quel di Roma esistevano già i Liberal Popolari ed erano nati da un pezzo, esattamente il 10 novembre 1995. Confondere i due segni, dal punto di vista della grafica, è difficile. L'emblema dell'associazione guidata da Alfio Pulvirenti è così descritto: "In un cerchio esterno di colore blu viene riportata la scritta, in negativo, 'Liberal Popolari'. Un cerchio lo separa da un tondo blu nel cui interno vengono raffigurati due delfini contrapposti, uno di colore rosso e bianco ed uno di colore verde e bianco; sullo sfondo degli stessi compaiono in forma circolare sette stelle". Tutt'altra cosa, evidentemente, rispetto al cerchio carta da zucchero con filetto tricolore centrale di Giovanardi. Le parole del nome, però, erano praticamente identiche: cambiava l'ordine e c'era una "e" di differenza, ma secondo Pulvirenti non era sufficiente a scongiurare il rischio di confusione o di associazione tra i due gruppi (e in effetti qualche giornale più di una volta ci è cascato).
La questione inevitabilmente è finita davanti al tribunale di Roma e il partito di Giovanardi – stando all'ordinanza del 23 dicembre 2010 – ha avuto la peggio. Il giudice infatti ha riconosciuto, oltre alla quasi identità dei nomi, che "gli scopi associativi sono analoghi, concernendo entrambi la promozione del dibattito nella cittadinanza in materia politico economica nel’area moderata, a cui storicamente si iscrive la cultura popolar-liberale, e il cittadino che culturalmente e politicamente si riconosce in tale area". Il conflitto tra i due nomi, dunque, era del tutto plausibile e, almeno per quanto riguardava i nomi, doveva concludersi con la vittoria di Pulvirenti. Da una parte la sua associazione è nata almeno dieci anni prima del gruppo di Giovanardi e ha sempre fatto uso del suo nome; dall'altra, è vero che a luglio del 2008 era stato depositato presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi l'emblema dei Popolari liberali (registrato quasi due anni dopo, evidentemente senza che il Viminale in quel caso si sia opposto), ma il logo dei Liberal Popolari era stato depositato presso l'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno già a dicembre del 2007 e un anno dopo era arrivata la registrazione come marchio comunitario.
Giovanardi e soci, insomma, erano comunque arrivati tardi, per cui la giudice Gabriella Muscolo aveva inibito loro in via cautelare l'uso del nome "Popolari Liberali". Non sembra che l'etichetta sia stata abbandonata del tutto – del resto non è nemmeno noto se la vicenda processuale sia andata avanti – ma di certo tra i motivi della parziale sparizione dell'ennesimo simbolo a cromia nazionale allargata (il tricolore e l'azzurro/blu) potrebbe esserci anche questo piccolo e poco conosciuto inciampo legale.
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