Salvo novità dell'ultim'ora, la notizia politica del giorno è data dal "quasi-esaurimento" dell'esperienza politica di Scelta civica per l'Italia: l'aveva provocatoriamente delineato Matteo Renzi a Porta a Porta poche sere fa, lo ha certificato oggi - con un tempismo invidiabile, a una manciata di ore dal congresso nazionale - Stefania Giannini, che di Sc è l'esponente che detiene la carica più alta (come ministro). Se di fatto oggi otto parlamentari sono approdati ai gruppi del Partito democratico, bisogna ammettere tanto che non sono stati certo i primi (la strada, a ben guardare, l'ha aperta Andrea Romano), quanto che il loro passaggio non cambia di una virgola i numeri della maggioranza, visto che Scelta civica era comunque già a sostegno del programma e dell'azione dell'ex sindaco di Firenze.
Tutt'altro discorso, invece, per un altro gruppo di ex compagni di strada montiani, le cui ultime mosse hanno cambiato almeno in parte la conformazione delle Camere, specie dal punto di vista del pallottoliere. Avevano fatto un certo rumore, infatti, verso la fine del 2013, le defezioni di alcuni tra i personaggi più in vista della prima Scelta civica, come Lorenzo Dellai, Andrea Olivero e Mario Marazziti, allontanatisi dai libdem - che avevano scelto di rompere con l'Udc - per seguire l'allora ministro della difesa Mario Mauro nei Popolari per l'Italia: La collocazione, tuttavia, non è durata a lungo: troppo moderato (e un po' troppo rivolto a destra), il nuovo soggetto di Mauro, per Dellai e soci e per la loro storia personale. Anche per questo, all'inizio di luglio era nato il movimento Democrazia solidale, da subito vicino a Renzi e al Pd (cui, del resto, Dellai era già vicino da anni con la sua Unione per il Trentino).
Per un po' di tempo il nuovo gruppo di Lorenzo Dellai non ha avuto un vero emblema: quando a novembre ci eravamo occupati della campagna elettorale che ha preceduto le elezioni regionali in Emilia Romagna, avevamo dato conto del "nuovo" simbolo di Cd, senza colore arancione e con l'espressione "Democrazia solidale", nell'attesa probabilmente che il movimento evolvesse e si desse un'identità anche grafica.
L'identità sembra sia arrivata poche settimane dopo, visto che ora nel sito di DemoS c'è un emblema che contiene alcuni spunti di originalità e vanno sottolineati. Non è proprio una novità vedere tre figure stilizzate che stanno insieme, vicine (ma se non altro sono in posizioni tali da non sembrare ingessate o ferme), mentre la diventa l'assenza del tricolore: in tutto il cerchio non c'è un tocco di verde nemmeno a pagarlo oro e questo, in un periodo di abuso sistematico delle tinte nazionali, già fa il suo effetto.
Una bandiera in realtà c'è, quella dell'Unione europea, ma qui spunta il secondo guizzo (via, guizzetto) grafico: di fatto il vessillo è uno striscione blu, piegato a S e con tanto di sfumature 2.0, ma soprattutto le dodici stelle sono disegnate metà sul recto dello striscione, metà sul verso e un po' più avanti, in modo da affidarsi alle pieghe per ricostruire la circonferenza stellata. L'idea tutto sommato è carina e, in qualche modo coraggiosa, anche se non per la soluzione grafica: abbinare il concetto di "solidarietà" all'Europa di oggi, fatta soprattutto di regole e parametri da rispettare, ha per lo meno qualcosa di ardito.
Per un po' di tempo il nuovo gruppo di Lorenzo Dellai non ha avuto un vero emblema: quando a novembre ci eravamo occupati della campagna elettorale che ha preceduto le elezioni regionali in Emilia Romagna, avevamo dato conto del "nuovo" simbolo di Cd, senza colore arancione e con l'espressione "Democrazia solidale", nell'attesa probabilmente che il movimento evolvesse e si desse un'identità anche grafica.
L'identità sembra sia arrivata poche settimane dopo, visto che ora nel sito di DemoS c'è un emblema che contiene alcuni spunti di originalità e vanno sottolineati. Non è proprio una novità vedere tre figure stilizzate che stanno insieme, vicine (ma se non altro sono in posizioni tali da non sembrare ingessate o ferme), mentre la diventa l'assenza del tricolore: in tutto il cerchio non c'è un tocco di verde nemmeno a pagarlo oro e questo, in un periodo di abuso sistematico delle tinte nazionali, già fa il suo effetto.
Una bandiera in realtà c'è, quella dell'Unione europea, ma qui spunta il secondo guizzo (via, guizzetto) grafico: di fatto il vessillo è uno striscione blu, piegato a S e con tanto di sfumature 2.0, ma soprattutto le dodici stelle sono disegnate metà sul recto dello striscione, metà sul verso e un po' più avanti, in modo da affidarsi alle pieghe per ricostruire la circonferenza stellata. L'idea tutto sommato è carina e, in qualche modo coraggiosa, anche se non per la soluzione grafica: abbinare il concetto di "solidarietà" all'Europa di oggi, fatta soprattutto di regole e parametri da rispettare, ha per lo meno qualcosa di ardito.
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