Potevamo lasciare correre l'argomento delle elezioni a Paperopoli, con migliaia di lettori piccini ed ex piccini a mandare le loro schede a Topolino per votare il sindaco della città dei fumetti, senza cercare di approfondirlo meglio? A raccontare i retroscena della vittoria di Paperino (nessun maneggio, ma letteralmente quello che succedeva "dietro", nelle stanze della Disney) e il percorso che ha portato a quel voto così singolare non poteva essere che Claretta Muci: che il Topo nazionale l'ha diretto dal 2000 al 2007 (prima donna ad avere quell'incarico) e anche ora, che da freelance si occupa di altri personaggi e iniziative, ha un ottimo ricordo di quell'esperienza.
"Io, per cominciare, sono una grande giocherellona - spiega - per cui a Topolino mi sono scatenata: sono stati i sette anni più belli della mia vita, anni di lavoro, certo, nei quali però il dialogo con tutti i creatori delle storie mi ripagava fino in fondo. A Topolino e nelle altre riviste, specie quelle per ragazzi, credo valga una regola ben precisa: se non ti diverti tu in redazione, figurati il lettore..."
Topolino, poi, come rivista ha sempre avuto una lunga tradizione di legami con l'attualità: "Quando ho iniziato a lavorare alla Disney, una delle prime cose che proposi fu 'La storia vista da Topolino', una raccolta di storie con cui ripercorrevamo eventi o personaggi che hanno fatto la storia d'Italia. Anche quest'iniziativa delle elezioni, quindi, puntava a inserire la 'realtà di Topolino' nella realtà vera: la scelta è criticabile, ma si cerca comunque di portarla avanti. Non ricordo nemmeno da chi fosse partita esattamente l'idea: penso fosse mia, ma mi pare talmente ovvio e naturale pensare che, se i cittadini votavano, potevano farlo anche per dare un sindaco a Paperopoli...".
Già, Paperopoli, perché la domanda è quasi obbligata: se il giornale si chiama Topolino, non si potevano ambientare le elezioni a Topolinia? "La scelta di Paperopoli come 'sede' delle elezioni è stata quasi obbligata - chiarisce la Muci -. Innanzitutto è la città attorno alla quale gravitano più personaggi, per lo meno di quelli ben noti a tutti, con Topolinia sarebbe stato più complicato. Eppoi è inutile negare che i personaggi hanno un appeal tutto diverso, la vera città è Paperopoli, con tanto di sindaco maiale che resiste al tempo".
Di schede ne sarebbero arrivate quasi 9400, un successone col senno di poi, eppure all'inizio l'idea non ebbe la strada spianata: "Con le elezioni del 2001 ci siamo davvero molto divertiti, ma non posso negare che l'operazione fu molto delicata - ammette l'ex direttrice - quelle elezioni politiche erano molto sentite e del resto, parliamoci chiaro, Paperone chi era? Per tutti nella politica italiana il leader del Partito dei ricchi aveva un nome e un cognome, non poteva essere che Lui: non indossava palandrana e tuba, ma aveva appena firmato un 'contratto con gli italiani'. Ora, la Disney aveva una policy aziendale molto rigida, per cui non si poteva parlare di politica, religione e di altri argomenti ritenuti 'divisivi'. Si è combattuto un po', per fortuna ho avuto come meravigliosa complice Gabriella Crespi, che allora era direttrice marketing e trovò splendida l'idea delle elezioni. Alla fine i dirigenti si sono convinti, era chiaro che avremmo fatto tutto in punta di forchetta, senza prendere posizioni; se poi qualcuno avesse voluto leggere qualcosa tra le righe, la fantasia di ognuno avrebbe potuto sbizzarrirsi".
In un modo o nell'altro, dunque, l'operazione Paperopoli Day partì e fu subito divertimento, fin dalla prima idea: "Le schede e i programmi elettorali li concepii in gran parte io, volli proprio ritagliarmi quel 'momento di passione', ma naturalmente tutta la redazione ci ha messo del suo, chi più chi meno: quando si dà il la, non si mette mai in scena un one man show, poi a me piace molto lavorare in squadra. Magari qualcuno entrava, sapendo che si stava preparando questa cosa, e suggeriva 'Ma quel partito si potrebbe fare così...', e intanto le idee crescevano, mentre i grafici ebbero completamente carta bianca per i simboli. Quelle elezioni certamente furono un gioco, ma nel redazionale cercammo di far capire ai lettori ragazzini (quelli adulti si spera che lo sapessero già) che era importante il voto, e non certo solo perché per alcuni giorni non si andava a scuola".
Votarono i lettori, certamente, ma la redazione del Topo e tutta l'azienda arrivarono prima: "La partecipazione della Disney al voto è stata forse la parte più bella della storia - ricorda divertita la Muci -. Mandai un'e-mail serissima e formale ai colleghi, invitandoli a recarsi con la scheda in uno degli uffici che avevamo allestito a seggio, con tanto di urna illustrata dai grafici (dovevano divertirsi anche loro, no?). La mattina dopo non credevo ai miei occhi: dalle prime ore si era già formata la coda e le persone in fila chiacchieravano proprio come si fa ai seggi veri, il presidente Umberto Virri chiese addirittura di votare per primo. Per noi tutto questo era un segno: se ci stiamo divertendo noi, capiterà anche ai nostri lettori".
Alla fine, come detto, vinse Paperino, ma se in redazione gli adulti votarono molto anche per Paperoga, tra i lettori il papero della 313 se la dovette giocare con i suoi nipotini. "Devo dire che non ci aspettavamo che Qui Quo e Qua rischiassero di vincere le elezioni, dietro Paperino. Lui un po' ce lo attendevamo, si sa che è davvero amatissimo e che noi italiani gli somigliamo maledettamente, i nipotini invece sono stati una sorpresa. A pensarci bene, però, quel risultato è stato lo specchio della geografia 'demografico-elettorale' dei lettori di Topolino: il giornale, infatti, è letto per metà da bambini e ragazzi e per metà dagli adulti, dunque i primi si sono identificati nei nipotini e hanno votato per loro, mentre gli adulti hanno votato in massa lo zio".
A distanza di quasi quindici anni, il ricordo di quell'avventura è rimasto e non solo nell'ex direttrice: più di qualcuno tra i dipendenti Disney portò a lungo con se le tessere elettorali che Topolino distribuì nelle settimane successive al Paperopoli Day, come gadget ricordo di un'esperienza così singolare. La Muci non fece eccezione, ma lei per chi votò? "Per il simbolo che riconosco mio, senza dubbio, cioè Garanti del Caos, con candidato Paperoga! Mi ci identifico proprio, ho tenuto la tessera nel portafogli per un sacco di tempo, eppoi Paperoga è uno dei miei personaggi preferiti, insieme a Pippo". Doveva avere ancora la tessera nel 2006, quando qualcuno pensò che, mentre gli italiani erano chiamati a votare di nuovo, era un peccato non fare il bis...
Seconda puntata - torna alla prima puntata - continua con la terza puntata
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