Manca meno di un mese all'ora AN. Non nel senso latino di "se" - sebbene nessuno al momento sappia come andrà a finire la storia - ma ovviamente in quello di Alleanza nazionale. Come si è detto più volte in questo sito, il 3 ottobre si terrà a Roma l'Assemblea dei Partecipanti di diritto e degli Aderenti della Fondazione An: all'ordine del giorno, tra gli altri punti, anche l'utilizzo del simbolo del partito di destra che ha operato tra il 1994-1995 e il 2008-2009.
E' notizia già conosciuta da tempo che da alcune parti ci si è mossi perché la fondazione possa impegnarsi più a fondo nell'agone politico, magari con la costituzione di un nuovo partito che impieghi nome, emblema, valori e magari parte delle risorse che furono di An, per tentare di dare nuova unità a militanti e simpatizzanti della destra italiana, ora dispersi in un numero imprecisato di sigle. Come è noto, non tutti nella famiglia degli ex An hanno la stessa idea: c'è chi - a partire da Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, ora in Forza Italia - è profondamente contrario a un progetto simile (specie se intaccasse il "tesoretto"), altri invece ci credono molto, come Francesco Biava (vicepresidente della fondazione e dirigente di Fratelli d'Italia) e Gianni Alemanno. Erano vicini proprio all'ex sindaco di Roma, del resto, i "quarantenni" che hanno presentato una mozione per il ritorno ad An; dalla stessa parte, peraltro, sembra stare anche Ignazio La Russa (come pure alcuni ex finiani, come Andrea Ronchi e Roberto Menia).
Che dire, invece, di Fratelli d'Italia, che il simbolo di An l'ha usato per tutto il 2014 (e anche un po' oltre) proprio su concessione della fondazione presieduta da Franco Mugnai? Probabilmente se lo stanno chiedendo anche loro, all'interno: in questi giorni, infatti, gli iscritti hanno ricevuto un'e-mail contenente una sorta di sondaggio, per conoscere le loro idee sul "progetto An" e sulla "nuova destra". Agli aderenti al partito, nello specifico, sarebbe stato chiesto cosa pensassero circa la possibilità che la Fondazione An desse luogo a un nuovo partito e cosa voterebbero qualora, alle prossime elezioni, Fdi dovesse scegliere di non partecipare a quel soggetto politico.
Il sondaggio non era limitato a questo, visto che proponeva anche un elenco di dodici persone tra quelle potenzialmente utili per la "nuova destra" e richiedeva di metterle in ordine di "utilità": nell'elenco c'era ovviamente la Meloni, accanto ad Alemanno, La Russa, Fabio Rampelli, Gasparri e all'ex Fdi Crosetto; da segnalare, per ragioni diverse, le presenze di Matteo Salvini, Raffaele Fitto, Flavio Tosi e persino di Gianfranco Fini, solitamente oggetto di parole al vetriolo o tendenti alla coprofilia.
L'impressione è che all'interno di Fratelli d'Italia il nucleo dirigente sia tutt'altro che concorde nell'aderire all'eventuale riedizione di An: una parte consistente della base, specialmente le nuove generazioni (che si riconoscono nella leadership di Giorgia Meloni), sembra volersi lasciare definitivamente alle spalle l'esperienza politica di Alleanza nazionale e dei suoi personaggi più significativi (per non rivederli più in gioco), iniziando un percorso autenticamente di destra, ma davvero nuovo. Persino il simbolo della fiamma presente nel contrassegno di Fdi per alcuni somiglia a una zavorra, di cui sarebbe opportuno liberarsi. Lo scontro, insomma, pur tenuto sottotraccia e con pochi sintomi, ci sarebbe e il passaggio, in ogni caso, non sarebbe indolore. I giorni per decidere cosa fare, in ogni caso, si assottigliano: il 3 ottobre una decisione di qualche tipo dovrà essere presa dalla fondazione e, a monte, anche in Fdi.
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