Era stata annunciata pochi giorni fa la presentazione - avvenuta ieri alla sala stampa della Camera - di una nuova iniziativa politica, denominata La Mossa del cavallo. Al di là della particolarità del nome scelto, di ascendenze scacchistiche e camilleriane, non aveva mancato di scatenare ironie e critiche feroci in ambienti politici e giornalistici il fatto che a guidare il progetto fossero Giulietto Chiesa, cronista di lunghissimo corso e già parlamentare europeo eletto nel 2004 nella lista Di Pietro-Occhetto (esperienza peraltro chiusa male sul piano dei rimborsi elettorali, come cronache anche recenti hanno ricordato) e soprattutto Antonio Ingroia, già magistrato antimafia, scelto come capo della lista Rivoluzione civile nel 2013 (fuori dal Parlamento, essendo rimasta sotto al 4%) e tuttora a capo del suo movimento Azione civile, erede di quella non fortunata avventura politica.
Cosa stia dietro a quel nome "apparentemente bizzarro e intenzionalmente provocatorio", l'ha spiegato Ingroia, sgombrando subito il campo da alcune ipotesi: "Noi non siamo e non saremo mai un partito, anzi, con questo appello al popolo noi proponiamo un'alleanza tra cittadini contro i partiti, principali responsabili del disastro in cui ci troviamo". Ha negato anche con convinzione che il progetto politico nascente sia di sinistra, a dispetto della storia politica sua e di Chiesa: "Oggi la parola sinistra non significa più nulla, noi guardiamo a quel 60% di elettori che hanno già deciso oggi di non votare alle prossime elezioni, un vulnus alla democrazia e vogliamo dare un contributo per cercare di cambiare la situazione".
Cosa stia dietro a quel nome "apparentemente bizzarro e intenzionalmente provocatorio", l'ha spiegato Ingroia, sgombrando subito il campo da alcune ipotesi: "Noi non siamo e non saremo mai un partito, anzi, con questo appello al popolo noi proponiamo un'alleanza tra cittadini contro i partiti, principali responsabili del disastro in cui ci troviamo". Ha negato anche con convinzione che il progetto politico nascente sia di sinistra, a dispetto della storia politica sua e di Chiesa: "Oggi la parola sinistra non significa più nulla, noi guardiamo a quel 60% di elettori che hanno già deciso oggi di non votare alle prossime elezioni, un vulnus alla democrazia e vogliamo dare un contributo per cercare di cambiare la situazione".
Il contributo, dunque, non passa attraverso la costituzione di un partito ("e nemmeno di un movimento, almeno per ora, quindi non chiediamo ai cittadini di iscriversi"), ma si traduce nella proposta della "necessità che quel 60% di possibili astenuti dal voto di non essere vittime delle scelte altrui: tutti noi cittadini - ha continuato Ingroia - abbiamo diritto di dire la nostra, ribellandoci a un sistema ignobile che ha stracciato e quotidianamente straccia la Costituzione italiana". Inevitabile il riferimento al referendum sulla riforma costituzionale: "noi abbiamo vinto, è stata una vittoria straordinaria", ha rimarcato Ingroia, cercando di proporre il nuovo progetto politico come (unico e ideale?) collettore apartitico e antipartitico dell'esito di quella consultazione, a dispetto delle posizioni nette prese dai partiti sul fronte del No. Quello del 4 dicembre, tuttavia, sarebbe stato solo un punto di partenza, occorrendo una "offensiva costituzionale" di cui La Mossa del cavallo vuole essere un punto di partenza.
Il nome del progetto politico, però, non sarà l'etichetta della formazione elettorale che il gruppo spera di riuscire a presentare nel 2018 (ammesso che si riescano a raccogliere le firme, "un carro armato che ci è stato messo sulla testa", ha denunciato Chiesa). Il nome scelto è Lista del Popolo per la Costituzione, ma ci sarà comunque un cavallo con cavaliere nel simbolo, "che non sarà quello definitivo", ha precisato una volta di più Ingroia (e forse è un bene, visto che il risultato grafico non pare dei migliori, anche per il fondo arancione, che sicuramente spicca ma non pare troppo armonico).
Chi si aspettava l'immagine di un cavallo da scacchiera è rimasto deluso (giusto il loghino tricolore a quadrati presente sull'appello agli elettori contenuto nella cartella stampa, volendo usare molta fantasia, può rimandare alla scacchiera), anche se l'ex magistrato ha tenuto a precisare che "Giulietto e io siamo appassionati di scacchi" e ha rivendicato la necessità di una mossa "a sorpresa, non prevedibile, che scavalca le file nemiche". La scelta del cavaliere - con la minuscola - sul destriero che spicca un salto (immagine tratta da un affresco, chissà quale, e sormontata da un arcobaleno tricolore) è invece stata fatta come emblema di quell'offensiva costituzionale che il gruppo ha in mente, per esigere e ottenere l'attuazione "totale" della Carta entrata in vigore il 1° gennaio del 1948 e che aveva, sempre per Ingroia, "un contenuto rivoluzionario, rimasto inascoltato".
Il gruppo che ha dato vita all'iniziativa presentata ieri si sarebbe allargato giorno per giorno sulla base di una "situazione anomala", denunciata da Giulietto Chiesa: "Siamo in pieno colpo di stato, senza carri armati ma portando il paese per la quarta volta a un'elezione illegale, con una legge elettorale anticostituzionale, prodotta da un Parlamento 'illegale' che darà un altro Parlamento di nominati". Ha contrastato con forza il giornalista l'accusa di voler dividere gli elettori: "Non siamo stati noi a dividere il Paese, semplicemente il Paese non è rappresentato democraticamente, per questo oltre metà degli elettori non va a votare".
L'idea è di mettere in piedi una lista di persone illustri, oneste, competenti e coraggiose, lo stesso coraggio che per Chiesa avranno gli italiani che voteranno la Lista del Popolo: "Il populismo è importante, è una rivolta dei popoli contro una politica che li ha espropriati. Noi non siamo di destra o di sinistra, stiamo con quelli che sono di sotto per combattere con quelli che stanno di sopra". Due gli obiettivi principali: il primo, voltare pagina rispetto alla situazione di "colonia degli Stati Uniti" per una nuova condizione di neutralità, senza nemici e senza sanzioni ("Spendiamo 60 milioni di euro al giorno per tenere in piedi un sistema difensivo che non ci consentirebbe di combattere nemmeno per una settimana"); il secondo, dire chiaramente che i trattati europei risultano contrari alla Costituzione e devono essere tutti rinegoziati ("Non siamo antieuropeisti, siamo per un'Europa forte e per un'Europa diversa: abbiamo delegato la nostra sovranità e rinunciato alla nostra democrazia a favore di istituzioni che non sono democratiche").
A presentare il progetto, assieme a Ingroia e Chiesa, c'erano Sandro Diotallevi (avvocato del cattolicesimo sociale, convinto che in Parlamento nessuno stia difendendo i principi ispiratori della Costituzione e che sia necessaria una nuova e diversa partecipazione dei cattolici), Carlotta Balzani (europrogettista, presidente del Comitato salute casentinese, certa della necessità di smetterla con la sanità come "uno dei più grandi business in Italia") e Nicolò Gebbia, generale dei carabinieri in congedo (sostenitore della necessità di dichiarare pubblicamente, per ogni titolare di ufficio pubblico, l'appartenenza a qualunque tipo di loggia massonica). Sostegno all'iniziativa è arrivata anche da storici come Aldo Giannuli (spesso citato come legato al MoVimento 5 Stelle, specie nella fase di revisione della normativa elettorale) e il medievista Franco Cardini, noto per non essere proprio di sinistra (a dispetto di una sua fase guevarista); ci sono anche giornalisti come Fulvio Scaglione (già giornalista di Famiglia Cristiana) e artisti come Davide Riondino.
La tabella di marcia prevede il ritrovarsi circa tra un mese - dopo le prime assemblee sui territori - con i cittadini interessati, per un'assemblea ampia che permetta di entrare nel merito dei punti del programma e avvii la costruzione di "un Comitato di liberazione nazionale sul modello di quello che si costruì all'indomani delle macerie del regime fascista": l'idea è di ricostruire il Paese a seguito di un altro ventennio, quello berlusconiano "con gravissime responsabilità della sinistra, anche radicale, che continua a fare gli stessi errori", come ha sostenuto con convinzione Ingroia. Toccherà agli elettori valutare la credibilità della proposta; gli ideatori della lista, nel frattempo, lavoreranno per portare sulla scheda il cavallo che salta, sperando che le zampe non restino imbrigliate dalle firme da raccogliere.
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