Alla Camera non ci si ferma, anche se ci si riunisce meno, non si vota a ranghi completi o ci si divide tra tribune e scranni dell'aula. Così ieri il sito del ramo del Parlamento presieduto da Roberto Fico ha dato notizia che proprio in quel giorno si era costituita una nuova componente del gruppo misto, denominata Popolo Protagonista - Alternativa popolare. Ne fanno parte tre deputati - il minimo richiesto dal regolamento - tutti eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle il 4 marzo 2018: si tratta di Gianluca Rospi e Michele Nitti, arrivati nel gruppo misto rispettivamente il 3 e il 21 gennaio, nonché di Antonio Zennaro, che li ha raggiunti il 23 aprile.
Perché "Popolo Protagonista"? "Stiamo vivendo oggi - ha scritto Rospi sulla sua pagina Facebook - una crisi sanitaria che ha portato il Paese verso una depressione socio economica da cui sarà difficile uscirne senza una visione politica chiara, che metta al centro il benessere dell’uomo e che sia a servizio del Paese. Purtroppo l’elevato e insostenibile livello di litigiosità raggiunto, l’assenza di un dialogo serio e costruttivo, e poi, la nostra passione al servizio del bene Comune ci spinge a scommettere umilmente sulla realizzazione di nuove opportunità. Popolo Protagonista nasce perché vogliamo costruire insieme alla parte sana della società civile, agli uomini di buona volontà, a coloro che credono nel valore della vita, della famiglia, della legalità, contro ogni forma di discriminazione, contro le disuguaglianze e qualunque forma di violenza, una nuova visione di Paese. Per questo occorre ripartire da Protagonisti alla riscoperta di punti di riferimento chiave per la nostra politica: democrazia, partecipazione, lavoro e comunità. Crediamo inoltre profondamente nei valori del popolarismo italiano ed europeo, e ci facciamo portatori del concetto di sussidiarietà affinché si attui in ogni sua forma per fare in modo che nessun cittadino venga lasciato solo. È giunto il momento di unire le forze buone del Paese impegnandosi come una comunità di protagonisti, perché soltanto facendo squadra possiamo sperare in una svolta del Paese, una rigenerazione valoriale, sociale, economica."
Fin qui i fatti di ieri. Subentrano però le riflessioni politiche e di diritto parlamentare, connesse tra loro. Com'è noto e come si è già ricordato più volte (a ogni nuova componente del misto o a ogni cambio di denominazione), l'articolo 14, comma 5 del regolamento della Camera richiede che nel gruppo misto si possano formare componenti che, di regola, abbiano almeno dieci membri; come eccezione possono formarla "deputati, in numero non minore di tre, i quali rappresentino un partito o movimento politico la cui esistenza, alla data di svolgimento delle elezioni per la Camera dei deputati, risulti in forza di elementi certi e inequivoci, e che abbia presentato, anche congiuntamente con altri, liste di candidati ovvero candidature nei collegi uninominali".
Popolo Protagonista - un'etichetta di cui, per ora, nulla si sa e che, per giunta, al momento non pare dotata di simbolo, anche se il nome è stato depositato come marchio giusto ieri da Gianluca Rospi, mentre risale al 24 gennaio altra domanda di marchio relativa alla denominazione "Protagonisti insieme" - non ha concorso alle elezioni politiche del 2018: occorreva dunque un'altra forza politica che avesse partecipato alle elezioni, da sola o all'interno di un'altra lista. Caratteristica che Alternativa popolare aveva, avendo partecipato al voto del 2018 come soggetto costituente la lista Civica popolare: la sua "pulce" era compresa nel contrassegno (quello della peonia), assieme a quelle di Italia dei valori, Centristi per l'Europa, Unione (per il Trentino, anche se non era specificato) e L'Italia è popolare.
Ciò che è avvenuto ieri, a dire il vero, non deve stupire. Spulciando la pagina Fb di Rospi, si trova in un post datato 4 marzo: "Mi rispecchio nei principi del Partito Popolare Europeo e, fino ad ora, ho notato che all'interno del Parlamento manca una forza vicina ai valori cristiano popolari. Per questo, ho deciso di collaborare insieme ad Alternativa Popolare per la costruzione di una nuova casa per i moderati e i popolari. Un progetto nuovo e di rinnovamento in un momento politico dove c'è assenza di un dialogo serio e costruttivo. Con alcuni colleghi ed amici stiamo anche lavorando a un Progetto Culturale nazionale che Alternativa Popolare ha condiviso, dove affronteremo tematiche come le periferie, l'ambiente, l'inclusione e lo sviluppo umano integrale, perché il Paese, ora più che mai, ha bisogno di una forza moderata che metta avanti i contenuti e indietro gli slogan. Solo così possiamo mettere la nostra passione al servizio del bene comune, scommettendo sulla realizzazione di un nuovo polo dove il dialogo e la democraticità sono e saranno protagonisti insieme".
Ci si può chiedere se Popolo Protagonista sia il "progetto culturale nazionale", "casa per i moderati e i popolari" di cui si parlava nella nota, ma rileva soprattutto un altro particolare. Alternativa popolare, infatti, figurava già all'interno nella denominazione della componente Civica Popolare - Ap - Psi - Area civica: si trattava della compagine costituita il 3 aprile 2018 da Beatrice Lorenzin e Gabriele Toccafondi, candidati di Civica popolare - Ap eletti nei collegi uninominali per il centrosinistra, e da Fausto Longo e Serse Soverini, eletti nello stesso modo ma rappresentanti della lista Insieme Italia Europa (il primo del Psi, il secondo di Area Civica - ulivisti). Quella componente è sopravvissuta fino al 23 settembre, quando è stata dichiarata cessata perché Lorenzin e Soverini erano entrati nel gruppo del Pd, mentre Toccafondi quattro giorni prima aveva aderito al gruppo di Italia viva (Longo, rimasto unico componente, è finito automaticamente nel misto indistinto, almeno per ora).
Da un certo punto di vista, dunque, per Alternativa popolare si tratta non di un esordio, ma di un ritorno (ovviamente limitando lo sguardo a questa legislatura: in quella precedente non c'erano dubbi). Alcune osservazioni di natura tecnica e politica, tuttavia, vanno fatte. La prima è quasi ovvia: la neonata componente del gruppo misto Popolo Protagonista - Alternativa popolare è potuta nascere in questa forma solo perché il nome di Ap non figurava più nella denominazione di altre componenti o gruppi. Secondariamente, in questa seconda apparizione il ruolo del partito che fu fondato da Angelino Alfano (ancora con il nome di Nuovo Centrodestra), di cui risultano essere presidente (e legale rappresentante) Paolo Alli e tesoriere Angelo Capelli e che è tuttora membro del Partito popolare europeo è assai più rilevante che all'inizio della legislatura: allora il nome di Ap era stato inserito nell'etichetta della componente parlamentare per indicare a quale compagine politica tra le cinque che avevano concorso a fondare Civica popolare facessero riferimento Lorenzin e Toccafondi, ma aveva un ruolo meramente accessorio, perché per consentire la nascita della componente sarebbe bastato il riferimento a Civica popolare (e, al limite, anche quello del Psi - Area civica, se si fossero volute sacrificare immaginabili esigenze di visibilità). Stavolta, invece, Alternativa popolare fa un salto significativo e assume da sola il potere di deroga alla consistenza minima delle componenti, in qualità di forza esistente all'atto delle elezioni e presentatrice di candidature in forma associata.
Anche in questo caso, volendo, non si tratta di una novità totale. Si può facilmente ricordare che, una manciata di mesi fa, Italia viva al Senato aveva potuto costituire un gruppo autonomo pur non avendo partecipato alle elezioni (in deroga alle nuove disposizioni regolamentari) perché alla formazione della compagine parlamentare aveva concorso anche Riccardo Nencini, eletto in un collegio uninominale vinto del centrosinistra in rappresentanza della citata lista Insieme, cui aveva partecipato anche il Partito socialista italiano. Già in quell'occasione si era notato che a consentire di superare i nuovi limiti regolamentari non era stato il nome-simbolo della lista, ma quello di una sua parte, cioè il Psi (peraltro rilevante perché aveva consentito alla lista di correre senza dover raccogliere le firme): una soluzione formalmente possibile in base al regolamento, anche se era forte - anzi, qualcosa di più - la sensazione che essa contrastasse con lo spirito alla base dell'ultima modifica regolamentare.
Va detto che il caso appena ricordato è diverso rispetto a quello appena verificatosi alla Camera. Al Senato si parlava della possibilità di formare nuovi gruppi in corso di legislatura, che alla Camera è sempre possibile anche per partiti nuovi, senza apporti nominali dall'esterno (basta il requisito di consistenza di 20 deputati); ciò che è avvenuto ieri riguarda la formazione di nuove componenti del gruppo misto, al Senato non previste. Il testo del regolamento di Montecitorio, in più, appare sulla carta meno rigido sui requisiti richiesti a tali componenti rispetto a quello di Palazzo Madama (ovviamente con riferimento ai gruppi: sono cose diverse, che non si dovrebbero comparare, però viene spontaneo farlo). Le proposte di modifica, presentate nella scorsa legislatura alla Giunta per il Regolamento della Camera per arginare il trasformismo, non hanno avuto seguito (una, firmata dai deputati M5S Danilo Toninelli e Federica Dieni, aveva chiesto di eliminare del tutto questa possibilità; altre, del leghista Giancarlo Giorgetti e di vari deputati di Sinistra italiana / Articolo Uno, volevano comunque intervenire per limitare la nascita di nuovi gruppi e componenti in deroga, in particolare consentendo che da un contrassegno elettorale, evidentemente anche composito, potesse nascere un solo gruppo o una sola componente); nella legislatura attuale non risulta depositata alcuna proposta simile alle precedenti. Appare quasi superfluo dire che la contrazione del numero dei parlamentari, ove al referendum sulla revisione costituzionale dovessero prevalere i Sì, costringerebbe a rivedere tutte le regole sulla formazione e sulla consistenza dei gruppi, delle componenti (alla Camera continuerebbero a esistere?) e degli organi parlamentari, a partire dalle Commissioni: si sa che la Camera sta studiando l'impatto della riforma, ma gli esiti di quello studio saranno resi pubblici solo in caso di esito positivo della consultazione.
Nel frattempo, resta qualche considerazione da fare. Un'altra differenza tra il caso del Senato e quello della Camera è che il Psi ha comunque mantenuto una sua visibilità a livello nazionale, pur se certamente ridotta rispetto al passato, e anche nel contrassegno della lista Insieme era facilmente individuabile. Lo stesso non può dirsi per Alternativa popolare, che nell'emblema di Civica popolare era assai meno visibile (ridotto com'era il simbolo a una "micro-pulce", benché proprio Ap avesse concorso all'esonero di Civica popolare dalla raccolta firme, come riferimento della maggior parte del gruppo parlamentare alla Camera) e soprattutto sembra aver ridotto al lumicino visibilità e attività: il sito internet del partito è piuttosto fermo (lo statuto pubblicato è addirittura ancora quello del 2014, con la denominazione Ncd, sebbene l'ultima versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale risalga a gennaio di quest'anno), persino gli account social non danno segni di vita da quasi un anno. Da quando, cioè, Alternativa popolare era rispuntata tra la sorpresa dei più, apparendo nel contrassegno elettorale del Popolo della Famiglia presentato per le europee 2019, confermando la propria esistenza e anche in quel caso consentendo l'esenzione dalla raccolta firme (allora per la presenza della componente Civica Popolare - Ap - Psi - Area civica). Rispetto ad allora, se possibile, la visibilità di Ap è ulteriormente diminuita, specie dopo che la sua esponente più nota - Beatrice Lorenzin - ha lasciato il partito per il Pd.
Naturalmente non si vuole dubitare della legittimità dell'operazione: in fondo, Ap ha eletto indirettamente due parlamentari, mentre non aveva rappresentanti 10 Volte Meglio, che aveva permesso l'esistenza autonoma della componente Sogno Italia e poi a Cambiamo!. Allo studioso, però, non può sfuggire la particolarità della situazione, con la "pulce" che, a dispetto di una sostanziale invisibilità (grafica e politica), conserva un potere enorme, anche al di là delle occasioni elettorali. Resta, forse, solo un orizzonte non ancora esplorato: se la componente Civica Popolare - Ap - Psi - Area civica fosse stata ancora operante alla Camera, magari con qualche altro ingresso più vicino al centrosinistra, Alternativa popolare avrebbe potuto abbandonare la componente (e la sua denominazione) e permettere la nascita di un altra componente del gruppo misto (come appunto Popolo Protagonista), coesistendo con Civica popolare? Stando al dato letterale, si dovrebbe dire di sì: il testo richiede soltanto che la deroga sia fornita da una forza politica esistente all'epoca delle elezioni della Camera e presentatrice di liste, "anche congiuntamente con altri", o di candidature nei collegi uninominali, senza precisare limiti di altra natura; del resto, se si erano presentate proposte per prevedere che, per ciascun contrassegno potesse essere autorizzata la formazione di un solo gruppo o di un'unica componente, a testo invariato doveva essere possibile sdoppiare la deroga nella formazione dei gruppi. E, per dire, considerando che i Centristi per l'Europa al Senato hanno eletto Pierferdinando Casini in un collegio uninominale, perché non potrebbero desiderare avere visibilità anche alla Camera, consentendo la nascita di un'altra componente (in fondo i deputati del misto non iscritti sono ancora 16)?
Certo, a quel punto potrebbe aprirsi uno scenario "meraviglioso", in cui sarebbero molte le formazioni che potrebbero consentire nuove componenti alla Camera per dare visibilità, tempi e spazi a chi ha abbandonato gruppi più grandi. Almeno fino a quando i deputati decidessero di mettere mano, stavolta sul serio, al regolamento: ci priverebbero però del brivido nel vedere le componenti dell'Idv, dell'Italia è popolare, dei Centristi per l'Europa, dei Verdi, dell'Unione, di Area civica, oltre che del Partito Valore Umano, della Lista del Popolo e di tutte le altre formazioni che hanno corso alle elezioni della Camera. Per i veri #drogatidipolitica, sarebbe una perdita intollerabile.
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